Poca chiarezza sul patto educativo per Napoli: si rischia di andare fuori rotta.
La discussione sul Patto educativo per Napoli, francamente, ci preoccupa e molto.
Come rete politica, abbiamo fatto del “Patto educativo” il cuore della nostra campagna elettorale. Abbiamo fatto questa scelta nonostante il tema non sia tra i più “attraenti” dal punto di vista elettorale. Abbiamo fatto questa scelta perché la gran parte dei candidati e dei simpatizzanti di PER le Persone e la Comunità provengono da associazioni, enti, movimenti e realtà del terzo settore attivamente impegnati nell’educazione e nella formazione.
Il dibattito cittadino ci preoccupa perché, sinceramente, ci pare che gli attori in campo si stiano allontanando dagli obiettivi principali che dovrebbe avere un Patto così importante e vitale per il futuro della città.
Da un lato si articolano tutti i ragionamenti istituzionali su “questue” di fondi dai vari ministeri romani. Ma per farci cosa? Come? Per chi? Non si è ancora capito.
Dall’altro, anche importanti attori della società civile partenopea proprio non riescono a rinunciare a quell’eterna tentazione di produrre analisi perfette e anatemi che però non alimentano mai decisioni.
Dal lato delle istituzioni si chiedono soldi come se i soldi, da soli, risolvessero problemi profondissimi.
Dal lato della società napoletana si punta il dito ora su questa ora su quella piaga senza alcun serio tentativo di essere costruttivi, ma limitandosi agli slogan.
Così non si va da nessuna parte. E già vediamo un esito spiacevole: qualche fondo che arriva, qualche finanziamento a pioggia, qualche taglio di nastri di progetti mediaticamente rivendibili. E i problemi che restano tutti lì irrisolti.
Non è questo il Patto educativo.
Il Patto educativo è un’opera corale, che al 99% si fonda sulla gratuità e sulla solidarietà generosa delle comunità. Non è roba solo per addetti ai lavori, per i soli professionisti e imprenditori del sociale.
Non c’è vero Patto se non c’è coinvolgimento reale della città, il coinvolgimento paritario di tutte le reti educative formali e informali, di tutti gli attori economici, culturali e sociali di Napoli. Non c’è Patto se per patto si intende una nicchia di “esperti” che si accorda su 3-4 azioni simboliche a favore di telecamere.
Il Patto è mettere davvero al centro i minori e le loro famiglie. Al centro non c’è questa o quella realtà che reclama legittimamente dignità – ora la scuola, ora il Terzo settore… -, al centro ci sono le persone e le istituzioni sono interpellate dal Patto come luoghi di servizio e non come spazi di protagonismo. Ma mettere le persone al centro non significa – e questo rischia di accadere! – dividere la società in classi, isolando i “poveri” e “medicalizzandoli”.
Patto educativo è l’esatto contrario sia dell’assistenzialismo sia della ghettizzazione. Il Patto educativo tende una mano alle persone concrete in carne ed ossa, non a “categorie” che creiamo con una sociologia da strapazzo. Il Patto educativo parte dalle radici e le radici sono le persone, non le teorie sociali, per quanto condivisibili. O si parte dalle radici, per siglare questo Patto, o non ne vale la pena: non si tratta di fare esperimenti sociali con i soldi pubblici.
Il Patto educativo è l’ambizione di “prendere in carico”, anzi “prendersi cura”, di ogni singola persona e contesto, mobilitando intorno ad esse competenze ma soprattutto un’infinita umanità. Perciò il Patto non potrà che essere persona per persona, famiglia per famiglia, quartiere per quartiere, municipalità per municipalità. Con una capacità di affrontare i numerosi aspetti del disagio di ogni singolo minore “a rischio” con uno sguardo integrato e approfondito. Il Patto educativo non può essere a pezzetti.
Il Patto educativo è inoltre un grande test di sussidiarietà e democrazia partecipativa. Fondamentale è la regia, di cui deve farsi carico l’ente pubblico, il Comune, con uno sforzo di dialogo e ascolto che precede qualsiasi impiego di risorse. Tutti gli attori coinvolti hanno poi una parte chiara di corresponsabilità e devono essere corresponsabili sia nei diritti sia nei doveri. La regia è essenziale, e il moltiplicarsi di iniziative politiche, istituzionali e della società civile, dalle varie finalità e implicitamente riferibili a un Patto educativo per Napoli, può soltanto preoccupare. Ci si raccordi, ci si parli, ci si intenda su obiettivi e visione. Altrimenti non chiamiamolo “Patto per Napoli”, chiamiamolo “Facciamo qualcosa per Napoli”.
Facciamo così: facciamo “reset”, facciamo un passo indietro, torniamo per qualche momento agli obiettivi essenziali e agli stili. Siamo ancora in tempo prima di alimentare confusione e disincanto.
Giuseppe Irace – Segretario PER
Nicola Campanile – Presidente PER
I Consiglieri Municipali PER:
Carlo Capasso
Anna Chianese
Giulio Maggiore
Paolo Pace
Enrico Platone
Roberto Ruocco
Pietro Vitiello